Questa settimana ho intervistato Mattia Montepara, Co-Founder e CEO di Sibill, startup italiana di successo per la gestione del cash-flow delle PMI. L’azienda ha appena chiuso un round da 6,2 milioni di euro.
Sibill, la startup milanese specializzata in soluzioni SaaS per la gestione contabile e finanziaria delle PMI italiane, ha registrato una crescita impressionante nell’ultimo anno. Tra aprile 2023 e aprile 2024, i ricavi sono aumentati di 11 volte.
Qual è stato il tuo percorso professionale prima di fondare la tua società?
La prima parte della mia carriera l’ho trascorsa lavorando in finanza, prima in Natixis poi in Unicredit. In questi contesti ho imparato come lavorare in ambienti complessi, molto articolati, ma alla fine ho scelto un percorso di carriera molto diverso nel mondo dell’innovazione, prima in Endeavor, dove ho aiutato imprenditori in fase di “scale-up” a farlo ancor più velocemente e poi in Everli, dove, da Product Marketer ho lavorato a portare nuovi prodotti sul mercato, coordinando sforzi tra team commerciali e team di prodotto.
Quali sono state le principali sfide personali che hai dovuto affrontare nel tuo percorso imprenditoriale?
Sicuramente il “salto nel vuoto” fatto, lasciando il lavoro e la sicurezza di avere qualcuno che a fine mese ti paga lo stipendio è stato duro da gestire, almeno fino a quando abbiamo trovato i primi finanziamenti.
Rispetto ad ecosistemi dell’innovazione molto avanzati, in Italia l’accesso ai capitali di rischio per avviare un’impresa tecnologica è ancora difficile, quindi il rischio di buttarsi su un’iniziativa del genere senza riuscire a raccogliere risorse è un rischio molto concreto da fattorizzare.
Un’altra sfida personale molto rilevante è legata al dover imparare, per la prima volta, a fare tutta una serie di cose non scontate come raccogliere soldi da investitori professionali o assumere personale e gestirlo. Tutte attività chiave che nessuno ti insegna, attività che dunque diventano ancora più complicate se lo si fa per la prima volta, come appunto “first time founder”.
Quali sono stati i primi passi concreti che hai compiuto per avviare la tua startup?
Dopo essermi convinto di voler lanciare Sibill, la prima cosa è stata trovare cofounder. Le startup con 1 solo founder hanno statisticamente meno successo. Fortunatamente le persone giuste le avevo molto chiare in mente, e infatti hanno subito compreso l’opportunità e, anche loro, deciso di lasciare i propri lavori per unirsi al progetto.
Dopo aver trovato i cofounder, abbiamo dovuto costituire la società, cosa non banale, ma soprattutto non immediata in Italia: abbiamo dovuto redigere alcuni documenti fondamentali (atto costitutivo e statuto, ad esempio) e poi trovare un momento dal Notaio, per la costituzione formale.
Ultimo passo fondamentale per avviare tutta la macchina è stato trovare i primi finanziamenti. Questo non è un passo “obbligato”: alcuni imprenditori possono lanciare un’impresa con proprie risorse, con “bootstrap”, cioè scegliere di autofinanziare l’iniziativa per i primi tempi. Noi non avevamo questa opzione, per varie ragioni, quindi dal primo giorno abbiamo avviato una ricerca di capitali che fortunatamente ci ha fatto trovare quasi da subito un partner di grande fiducia per avviare Sibill con velocità.
Puoi raccontarci di un momento critico nella crescita della tua startup e come lo hai superato?
Sicuramente la ricerca di capitali per il nostro seed round, raccolto a fine maggio 2022, ha rappresentato un momento critico per la società. Il processo di raccolta è lungo, richiede molte energie, tanta preparazione e iterazione sul messaggio giusto da portare agli investitori. Il processo lo abbiamo avviato a gennaio 2021 e concluso 5 mesi dopo, dopo aver fatto 110 primi incontri per ricevere 2 proposte di investimento.
Cercare di raccogliere capitali da investitori esteri ci ha fatto subito capire, sin dai primi incontri, come il fatto di voler servire clienti in Italia fosse considerato quasi uno svantaggio per i finanziatori, per via della grande burocrazia e per la generale difficoltà di fare business percepita oltreconfine.
Quali consigli daresti a un imprenditore che cerca di ottenere finanziamenti?
Innanzitutto è importante capire se si vuole costruire un business facendosi finanziare da fondi di venture capital oppure da risorse proprie/in autofinanziamento. Scegliere il venture capital significa voler costruire un’impresa che cresce velocemente, che per i primi 4/5 anni riesce a triplicare ogni anno. Questo è quanto si aspetta un finanziatore di questo tipo.
Fondamentale dunque è capire come ragionano gli investitori di venture capital, capirne il modello di business e gli obiettivi aziendali. Capito questo, si può pensare quindi a come proporre nel migliore dei modi la propria idea.
Molte delle obiezioni che si riceveranno sono facilmente immaginabili: è importantissimo essere preparati e difendere, per quanto possibile, determinate scelte di prodotto o posizionamento o di “value proposition”. Aiuta moltissimo avere delle idee e difenderle strenuamente in modo sensato, coerente: gli investitori devono essere guidati, se avessero loro la “verità” nelle loro mani, lancerebbero l’impresa al posto dell’imprenditore!
Come hai scelto gli investitori giusti per la tua startup?
Scegliere l’investitore giusto è un lusso per pochi. La raccolta di capitali è un processo brutale e solitamente si prendono i soldi da chi decide di darteli.
Noi siamo stati fortunati perché abbiamo sempre potuto scegliere e abbiamo sempre pensato a come un determinato investitore potesse aiutarci nel lungo periodo supportandoci su temi di HR, future raccolte di capitali e aiuto “strategico”.
Quali sono le qualità più importanti che cerchi nei membri del tuo team oggi?
Ciascuna posizione richiede specifiche peculiarità: ad un Software Engineer ne sono richieste alcune, ad un commerciale altre. A tutti chiediamo grande curiosità, voglia di sporcarsi le mani e capacità di far accadere le cose. Sibill è un posto dove il contributo di ciascuno conta ancora moltissimo, è importante che le persone capiscano questo e si sentano responsabili di dover fare determinate attività per far raggiungere uno specifico obiettivo all’azienda.
Puoi raccontarci di un fallimento o di un errore che si è rivelato una lezione preziosa?
In un’occasione ci è capitato di assumere una figura molto importante per l’azienda senza approfondire a sufficienza la motivazione. Ne abbiamo pagato le conseguenze quando, appena 4 mesi dopo l’assunzione, questa persona ha deciso di lasciare l’azienda per altri progetti.
Questo ci ha causato alcuni problemi di velocità su temi molto rilevanti e oggi la motivazione è uno degli elementi più approfonditi durante i colloqui in Sibill.
Qual è il tuo consiglio più importante per i futuri imprenditori?
Sembrerà un po’ scontato, ma credo che il motto di Y-Combinator sia il miglior consiglio che si possa dare: “Build something people want”. Bisogna capire, nelle fasi iniziali, che problema si vuole risolvere per un cliente target. Capito questo, bisogna poi costruire qualcosa capace di risolvere il problema che il cliente target vuole comprare. Se manca questo, tutto il resto non conta.
Quali libri, podcast o risorse consiglieresti ai giovani imprenditori?
Le risorse gratis di Y-Combinator sono eccellenti.
Per un po’ di sana motivazione, consiglio la lettura di Shoe Dog. Per capire quanto è difficile, The hard things about hard things. Per capire cosa non fare, Bad Blood.
Ringrazio Mattia Montepara per la preziosa intervista e spero possa essere da grande stimolo per i tanti giovani (e non solo) imprenditori italiani che si occupano di innovazione nei rispettivi settori.
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