Signore e signori, è con grande piacere che vi presento Mirco Gasparotto, un imprenditore di straordinario successo e un mentore ispiratore per migliaia di imprenditori in Italia.
Mirco Gasparotto incarna l’essenza del vero spirito imprenditoriale italiano. La sua storia è un testimone di come determinazione, visione e una solida comprensione dei numeri aziendali possano trasformare un semplice fattorino in un leader di mercato.
Oggi, Mirco Gasparotto è il presidente del Gruppo Arroweld Italia, leader nazionale nella distribuzione di prodotti per saldatura e materiale antinfortunistico. Ma il suo impatto va ben oltre la sua azienda. È il co-fondatore di Imprenditore Vero, una scuola per imprenditori che ha già aiutato oltre 6.000 PMI italiane a crescere e prosperare.
La filosofia imprenditoriale di Mirco si basa su un principio fondamentale: il controllo dei numeri aziendali è la chiave per il successo. Attraverso i suoi percorsi formativi, condivide questa saggezza con altri imprenditori, perseguendo il nobile obiettivo di aiutare almeno 50.000 imprenditori nella loro crescita personale e professionale.
Entriamo nel vivo della storia di Mirco Gasparotto.
Domanda
Come è nata la tua decisione di diventare imprenditore? Si parte in un modo, poi si arriva in un altro. Esseri imprenditori, è un po’come essere da soli contro tutti. Magari c’è chi ha l’azienda familiare, chi invece parte da zero. Qual è la tua storia, i tuoi inizi e perché hai deciso di partire nel tuo viaggio imprenditoriale?
Risposta
Vuoi che ti racconti dall’inizio cosa è successo?
Quando sono tornato dal militare diciamo che ho chiuso un capitolo della mia vita. Che comprendeva una parte leggera e goliardica della mia vita. Avevo deciso che dovevo capitalizzare. Fare qualcosa che sostanzialmente mi portasse su un livello di libertà maggiore. Una progettualità di vita diversa. E così è stato. Rientrato a casa dal militare, ho cominciato a cercare una posizione di lavoro autonoma.
In una prima fase avevo trovato un lavoro come agente di commercio nel settore autoricambi. Eravamo a settembre del 1983, subito dopo aver iniziato però, mi arrivò in famiglia la telefonata del prete del nostro paese, un classico parroco di provincia, e ci disse che c’era un’opportunità di lavoro per me, cercavano un magazziniere.
E io andai a questo colloquio solo per rispetto del parroco, senza nessuna aspettativa. Feci il colloquio con questo imprenditore, aveva circa cinquant’anni aveva fondato e portava avanti un’azienda nel settore della saldatura. Mi colpì perché era senza figli e me l’aveva raccontato durante il colloquio. Il primo di novembre dell’1983 ho iniziato a lavorare come magazziniere, a Zanè provincia di Vincenza.
Ho fatto il magazziniere, per un po’ di mesi. E poi ho cominciato a vendere i prodotti. Prima le saldatrici, e poi sono diventato il venditore n.1 e dopo un po’ il responsabile commerciale di tutta l’azienda.
Bellissima azienda del Nord est, prima di me non aveva una propria e vera rete commerciale, faceva tutto l’imprenditore direttamente, ma grazie al mio contributo gli creai una struttura di vendita.
Tuttavia però nel 1988, l’imprenditore morì d’infarto. Io avevo solo 25 anni. Fu terribile perché comunque avevo cominciato a vedere qualche soldo. Pensai tra me e me, ed adesso che faccio? È stato allora che ho preso tutto il coraggio che avevo in corpo e ho fatto quel passo più lungo della gamba. Parlai con la Signora vedova, che aveva già una lettera d’intenti di una multinazionale francese. Ed io mi feci avanti e gli dissi, Proviamo a continuare da soli? Magari è possibile se entro in società con lei. Insomma da lì nacque l’idea di questa operazione finanziaria. In banca però non avevo il becco di un quattrino, così pensai di portare avanti l’acquisto con un’operazione, pensata dal giovane nipote della vedova, che oggi tutti chiamano “Management Buyout (MBO)”, cioè comprare l’azienda usando gli utili della stessa. Quel giovane che si inventò l’operazione oggi ha fatto carriera ed è l’amministratore delegato del Gruppo Mondadori.
Tutto bello sulla carta ma dovevo trovare una banca per il finanziamento dell’operazione. Ho bussato a diciannove banche e diciannove direttori di banca mi hanno sbattuto la porta in faccia. Finché alla ventesima banca non ho trovato qualcuno che credeva nel mio progetto.
Facemmo l’operazione e dopo 5 anni esattamente nel 1995 l’azienda era pagata, il pacchetto azionario era pagato. Gli utili che l’azienda era stata in grado di realizzare in sostanza avevano pagato l’azienda. Siamo partiti con 500.000 € di fatturato e siamo oggi intorno ai 65 milioni di euro. Da quei lontani giorni di inizio anni 90’ ne abbiamo fatta tanta di strada. Negli ultimi 4 anni ho costruito aziende che ho scalato da 0 a 20 milioni, portando le aziende che fanno capo al mio nome ad un fatturato complessivo di 150 milioni.
Domanda
I principali ostacoli che hai incontrato nel tuo passaggio da direttore commerciale ma pur sempre un dipendente, al grande passo e decisione di rilevare l’azienda?
Risposta
Paura. La paura del debito. Convincere gli altri ad indebitarsi con te. Convincere le banche a prestarti i soldi. Convincere la signora a rischiare con te. L’alternativa? Una multinazionale francese che poteva tranquillamente pagare tutto subito. La difficoltà a trent’anni di prendersi un fardello così. Di solito i pensieri a quell’età sono altri, specialmente dei ragazzi giovani. Questa la difficoltà più dura.
Domanda
Molti che iniziano un percorso imprenditoriale da zero, sono costretti a sopportare molti consigli gratuiti, del tipo lascia perdere ma chi te lo fa fare, è troppo rischioso, non avrai successo, trovati un lavoro più tranquillo. Che cosa consiglieresti a chi proprio oggi sta iniziando un’attività imprenditoriale?
Risposta
Consiglierei, quello che consiglio a tutti gli imprenditori che mi seguono oggi: progettare, controllare e delegare l’attività. Purtroppo, in molti iniziano l’attività come un mestiere perché pensano di saperlo fare bene. Ma non basta. Oggi serve progettualità, cioè se non c’è la capacità di fare l’imprenditore a 360 ° oggi è meglio neanche cominci, troppe sono le difficoltà che devi affrontare. Al mondo d’oggi c’è troppa improvvisazione, ci sono troppi imprenditori che sono dei dipendenti che si sono messi in proprio e rimangono sostanzialmente nella cultura e nell’approccio all’impresa come dei dipendenti, quindi purtroppo non hanno completato il percorso imprenditoriale.
Domanda
Quindi diciamo che tra le qualità che tu ritieni importanti che deve avere oggi un imprenditore, quella più importante è la progettazione. Solo questo o altre qualità sono fondamentali?
Risposta
Non solo progettualità, ma anche essere dei visionari, avere una strategia è importante, con la progettualità intendo sapere esattamente che cosa vuoi dalla tua vita professionale. Questo spesso manca, manca una misurazione degli obiettivi. È questo che manca spesso all’imprenditore di oggi imprenditore, comincia la sua attività o prosegue l’attività dei genitori? Ma se rimani fermo e non sai quanto vuoi fare fra 3 anni o 5 anni. Come vuoi che sia la tua azienda fra 5 anni? Troppo spesso, nessuno ha piani, nessuno va oltre la visibilità dell’anno in corso. Questo è il grosso problema. Nessuno misura i conti. Il controllo di gestione è il grande assente di tutte quante le imprese PMI. Quando tu sei piccolo e stai diventando grande, se non misuri come fai a sapere dove stai andando?
Domanda
Infatti tu punti molto sull’aspetto della necessità di una preparazione a 360° per l’imprenditore di oggi. Nei tuoi interventi, poni anche il tema del bilanciamento tra vita imprenditoriale e vita fuori dall’azienda che dovrebbe avere un imprenditore. Tu racconti storie reali di imprenditori che sono prigionieri all’interno dell’azienda senza una vita al di fuori della stessa con tutti i rischi connessi. Può esistere un bilanciamento?
Risposta
Io ho ben chiara la questione. Io parlo di teatro di guerra, che sono gli ambiti in cui io sono impegnato, sia nella parte professionale che nella parte privata. Definire questi teatri di guerra, definire quali sono le attività, definire quali sono le cose su cui devi concentrarti, questo è fondamentale.
Se togliamo via una prima fase, mettiamo i primi 5 anni-10 anni, devo devi spingere come non mai. Io ho spinto come non mai per vent’anni, ma poi quando arrivi ad un certo punto devi anche misurare le tue performance e cosa stai producendo. Insomma, troppi imprenditori sono veramente sotto lo standard di un dignitoso guadagno e sono schiavi di aziende che non li stanno portando da nessuna parte. Rovinando rapporti familiari e non solo, magari anche la salute.
Domanda
Mirko, tu sei uno dei pochissimi delle tue dimensioni di fatturato che danno consigli, suggerimenti, offrono formazione agli imprenditori. Troppo spesso nei social ma anche nei corsi di formazione abbiamo persone che non hanno mai visto un’azienda, magari sono bravi comunicatori, ma non hanno realizzato un solo euro di fatturato fuori dai canali social. Quali insegnamenti e consigli puoi dare anche con il rapporto con i dipendenti?
Risposta
La semplice delega non basta, perché se tu vuoi uscire dall’operatività, che è un presupposto base per imparare a guidare la tua azienda e gestire i risultati, la sola delega non funziona. Devi essere cosciente che l’impresa non è tua, l’impresa è del territorio, l’impresa serve per farti fare i soldi, per far aumentare il tuo patrimonio, ma hai sempre una grande responsabilità per il territorio. Quindi serve sempre un grande rispetto per i collaboratori, rispetto per le responsabilità anche sociali che ti sei assunto. Servono imprenditori socialmente responsabili.
Domanda
Mirko ora, parliamo di OSA, che è la principale comunità in Italia di imprenditori. Perché e nata e che cosa fare?
Risposta
Perché è nata a Osa? Quando ho passato la soglia dei 100 milioni di fatturato ho cominciato a capire che un grande obiettivo della mia vita era stato realizzato e che adesso c’erano altri che potevano portare avanti l’operatività. C’è un management. Ci sono degli amministratori che stanno portando avanti le cose nella mia azienda.
Venivo invitato a fare il relatore in vari eventi, a parlare della mia storia imprenditoriale. Alla fine, ho deciso di creare un’organizzazione, proprio rivolta agli imprenditori italiani. Il progetto è composto da due percorsi: uno di community che è Osa, dove abbiamo 14 sedi in tutta Italia, dove facciamo network di altissimo livello e Formazione. E l’altro percorso che si chiama Imprenditore Vero, dove noi facciamo una parte analitico/numerica, controllo di gestione, piano industriale, pianificazione.
Queste due organizzazioni sono cresciute in maniera molto veloce, Osa c’è da qualche anno, mentre Imprenditore Vero è più recente, comunque dopo questi quattro anni chiuderemo il 2024 con un fatturato di circa 20 milioni di euro ed un centinaio di collaboratori, un grande risultato in così poco tempo.
Grazie, Mirco Gasparotto, per aver condiviso con il blog la sua straordinaria esperienza imprenditoriale e le sue preziose intuizioni.
Le sue parole sono state davvero illuminanti e ispiratrici. Ci ha mostrato come la determinazione, unita a una solida comprensione dei numeri aziendali, possa trasformare non solo un’impresa, ma un intero percorso di vita.
La sua storia, dal ruolo di fattorino a presidente del Gruppo Arroweld Italia, è un potente esempio di ciò che si può ottenere con impegno, visione e continuo apprendimento. Il suo impatto va ben oltre il successo personale, estendendosi a migliaia di imprenditori italiani attraverso Imprenditore Vero.
L’obiettivo di Gasparotto di aiutare 50.000 imprenditori nella loro crescita è nobile e ambizioso. Siamo certi che continuerà a essere un faro guida per chi fa impresa in Italia.
Auguriamo a Mirco Gasparotto un continuo successo nelle sue imprese e nella sua missione di elevare l’imprenditoria italiana.
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