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Il ritorno dei dazi: chi guadagna davvero dalla nuova strategia USA

Quando gli Stati Uniti cambiano politica commerciale, il mondo intero prende le misure.
Con Trump tornato alla Casa Bianca, è ripartita la stagione dei dazi.
Non è un colpo di testa, ma una strategia: riportare le fabbriche a casa, ridurre la dipendenza dalla Cina, rimettere “l’America al centro”.

Ma ogni volta che una superpotenza alza muri, le onde arrivano anche lontano.
E l’Europa – sempre più interconnessa al mondo – le onde le sente eccome.

Mappa Interattiva Dazi USA 2025

Mappa Interattiva dei Dazi USA – Aprile 2025

Gli USA alzano la voce

La nuova ondata di dazi americani colpisce una vasta gamma di beni:

  • Auto elettriche, acciaio, pannelli solari, batterie, semiconduttori.
  • I bersagli principali? Cina, Vietnam, Thailandia.
    Ma l’eco arriva anche in Europa.

Perché se blocchi le esportazioni cinesi verso gli USA, quei prodotti cercheranno altri sbocchi.
E uno dei mercati più ricchi, accessibili e aperti… è proprio l’Unione Europea.

La Cina risponde col silenzio

Pechino non urla. Non minaccia.
Ma non sta ferma.

Continua a sussidiare la sua industria, cerca nuovi mercati, spinge i colossi tech a vendere di più in Africa, Sud America, Europa.
Nessuna escalation verbale. Ma una strategia di lungo periodo, coerente, disciplinata.

E in mezzo, l’Europa

Da sempre orientata al commercio, l’Europa è il più grande mercato di consumo al mondo.
Ha 450 milioni di persone, con redditi medi alti, infrastrutture moderne e una regolamentazione affidabile.

Ma ha anche un problema: produce meno di quanto consuma.

Ecco perché l’impatto dei dazi USA è doppio:

  • Da un lato, rischia di subire una valanga di prodotti cinesi a basso costo.
  • Dall’altro, rischia di vedere le proprie imprese penalizzate nell’export verso gli Stati Uniti.

Per le aziende europee

Chi produce, chi commercia, chi distribuisce… deve fare i conti con un mondo che cambia.

Ma qui c’è anche l’opportunità:

Le aziende che sapranno posizionarsi bene in questo nuovo equilibrio, potranno guadagnare terreno.

  • I fornitori alternativi alla Cina torneranno centrali.
  • La manifattura europea potrebbe tornare competitiva in settori chiave, soprattutto dove qualità, design e sicurezza contano più del prezzo.
  • E le imprese che sapranno raccontare il “valore europeo” – sostenibilità, tracciabilità, etica – saranno premiate.

E per i consumatori?

Per una volta, non è tutto negativo.

Sì, alcuni prodotti diventeranno più cari.
Ma il consumatore europeo rimane al centro della mappa globale.
Chi vuole vendere – americani, cinesi o altri – non può fare a meno dell’Europa.

Risultato?

  • Offerta ampia, e spesso in competizione tra grandi blocchi.
  • Marchi e player globali disposti a investire, a trattare, a localizzare.
  • Innovazione che arriva da più fronti: la vera concorrenza è qui, sul nostro mercato.

Il punto vero

La globalizzazione sta cambiando volto.
Non è più un flusso inarrestabile: è una partita di posizionamento, tra blocchi, potenze e modelli di sviluppo.

L’America vuole proteggere il proprio sistema.
La Cina vuole espandere il proprio.
L’Europa? È il campo di gioco più ambito.
Ma anche – se vuole – uno dei pochi che può dettare condizioni.

Perché alla fine, chi ha il mercato più ricco, ha anche il potere di scegliere cosa entra, come, e da chi.

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